Il decreto attuativo della norma contenuta nell’ultimo Milleproroghe, firmato dal Ministro dello Sviluppo economico, delinea nuovi scenari per la produzione ed il consumo di energia da fonti rinnovabili. Il provvedimento permette a condomini e PMI di unirsi, produrre energia e consumarla direttamente, senza doverla immettere in rete. Tutto ciò sfruttando un incentivo ad hoc.
L’intento è quello di favorire la transazione energetica ed ecologica, sostituendo progressivamente l’approvvigionamento da fonti inquinanti e riducendo, al contempo, i costi in bolletta.
Il decreto ministeriale fa sì che l’elettricità prodotta con i moduli fotovoltaici installati nei condomini possa essere utilizzata nei singoli appartamenti. Sono superati, così, i divieti imposti dalla precedente normativa, che limitavano il consumo al vano scala.
“Si tratta di una svolta importante che consentirà di sviluppare ulteriormente nel nostro Paese la produzione di energia da fonti rinnovabili” dichiara Patuanelli. L’idea, ha rimarcato il Ministro, è quella di non avere più “una centrale da un gigawatt ma mille centrali da 3 kilowatt“. Il piano a lungo termine prevede la trasformazione dell’attuale sistema elettrico centralizzato, alimentato da combustibili fossili, in un apparato decentrato ed efficiente, alimentato con fonti pulite e rinnovabili.
Il provvedimento consente di costituire l’autoconsumo collettivo, attivabile da famiglie e altri soggetti che si trovano nel medesimo edificio o condominio, e le comunità energetiche, a cui possono partecipare persone fisiche, PMI, enti locali, ubicati in un perimetro più ampio rispetto a quello dei condomini.
La tariffa incentivante è pari a 100 €/MWh per le configurazioni di autoconsumo collettivo e 110 €/MWh per le comunità energetiche rinnovabili. L’incentivo è valido per un periodo di 20 anni dalla stipula del contratto ed è gestito dal GSE. Pertanto, è cumulabile con il Superbonus al 110% nei limiti previsti dalla legge.
La spinta al “green” trova dei dissapori sul tema delle accise. Il malcontento scaturisce anzitutto dall’Unione petrolifera, come gli autotrasportatori, che mal digerisce l’idea di adattare progressivamente le accise sul diesel a quelle della benzina. L’ipotesi governativa è quella di ridurre gradualmente i SAD (Sussidi Ambientalmente Dannosi), a cominciare dalla tassazione sul gasolio, la quale dovrebbe recuperare la differenza con la verde nell’arco di 10 anni, per un importo complessivo di circa 2,7 miliardi. L’importo dovrebbe, poi, destinarsi ad incentivi per implementare il rinnovo del parco circolante verso l’elettrico. Al riguardo il presidente dell’Up Claudio Spinaci chiede un’operazione verità: “Il governo ha già deciso, e vorrei che si dicessero le cose come stanno – afferma – l’automobilista diesel pagherà di più il gasolio“.
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